Un Paese
presso il Laboratorio di Cultura Fotografica di Città della Pieve.
Come un canto della terra – Un Paese di Paul Strand e Cesare Zavattini.
«Rivedendo il lavoro di Strand e Zavattini, mi sembra non si possano coltivare nostalgie di nessun tipo, perché la modernità e la freschezza dell’opera rimangono inalterate e, caso mai, ci resta soltanto la constatazione dolorosa che la loro rimane una grande opera sulla coralità del mondo, della quale ci hanno dato l’ultimo realistico affresco; perché di lì a poco tutto questo si sarebbe dissolto, frantumato.» Luigi Ghirri
Pubblicato nel 1955 e ristampato da Alinari, è ritornato finalmente disponibile nel catalogo Einaudi un grande classico, pietra miliare della fotografia e volume fino ad oggi introvabile: Un paese con le fotografie di Paul Strand e i testi di Cesare Zavattini.
«Mi ero accorto di non conoscere l’Italia se non attraverso dei libri o dei preconcetti, e mi pareva che un paziente inoltrarmi nei luoghi, nelle persone, negli interessi di tutta questa gente che aveva tante cose in comune con me, fosse il solo modo per cercare, goccia nel mare, di entrare nella storia».
Così Cesare Zavattini commenta la scelta di proporre ad Einaudi il progetto Italia mia: collana editoriale volta a descrivere l’Italia, il suo paesaggio, la sua gente attraverso l’innovativo accostamento di testi e fotografie.
Luzzara, sulle sponde del fiume Po, è il luogo dove Zavattini, che in questo piccolo centro della Bassa reggiana è nato, sceglie di portare il grande fotografo statunitense Paul Strand, accompagnato da sua moglie Hazel Kingsbury Strand, per realizzare il primo esempio di foto-libro italiano, Un paese.
Questa tanto attesa riedizione ci offre l’occasione di ripercorrere la storia di questo importante progetto editoriale. La vicenda è storia nota. Tutto iniziò nel 1953, quando il fotografo americano Paul Strand, «con la sua calma parlata da patriarca», propose a Zavattini di fare insieme un libro «su qualche luogo italiano». Lo scrittore fu tentato di scegliere a caso, puntando a occhi chiusi il dito sulla cartina d’Italia, ma poi decise per Luzzara, nella bassa padana, il suo paese natale. Meglio un posto conosciuto, pensava Zavattini, salvo poi rendersi conto che di quel paese non sapeva niente. «Avevo infatti scritto nel testamento: seppellitemi dove sono nato, dando un’indicazione che credevo concreta ed era soltanto favolosa; anche per questo sono grato a Strand, di avermi obbligato a convivere un po’ sul serio coi miei compaesani; la cosa fu in principio faticosa e poi meravigliosa».
E la forza dei testi lo dimostra: quando si trovò davanti alle immagini di Strand, Zavattini decise di far parlare i soggetti con la loro voce, ricreando il brusio di una piazza di paese, con i suoi discorsi, le sue storie, i suoi segreti.
testi a cura di Simone Terzi, Direttore – FONDAZIONE UN PAESE
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